lunedì 2 novembre 2015

Fotografia



Lezione tenuta all'Accademia di Belle Arti di Pis
 Corso di Fotografia del Prof.Nicola Gronchi





Report

L'obbiettivo principale del corso è quello di fornire le basi tecniche ed espressive delle fotografia, autoriale e quindi artistica, per darci modo di esprimere le nostre esigenze e ricerche artistiche contestualizzandole alla rivalutazione del patrimonio artistico Italiano.

Partiti da una prima analisi storica della nascita della fotografia, quindi un'immagine impressionata su di un supporto fotosensibile analizzando il primo scatto di Louise Daugerre (pittore di diorami) risalente al 1838. 
La foto, scattata dall'alto, pulita e priva di disturbo, cattura un paesaggio urbano parigino che racchiude in se tutte gli standard canonici della fotografia per l'architettura per le sue linee ordinate, che si sposano perfettamente con il contrasto chiaroscurale dandone una visione assai pittorica, sia per l'introduzione di un lustrascarpe e del suo cliente: volontà dell'artista di accentuare la dinamica della prospettiva e la profondità, immettendo due personaggi nella composizione.




L'entusiasmo iniziale della scoperta viene smorzato dalle problematiche della sperimentazione e dal perfezionamento tecnico.
Inizialmente le fotografie erano evanescenti, il fotografo era un pittore o un incisore, manipolava l'immagine impressionata direttamente sulla lastra per correggere le eventuali imperfezioni.









Con Fox Talbot nel 1839 si ha una grande rivoluzione dal punto di vista tecnico, il primo negativo della storia.





Quindi tra la metà dell'Ottocento e gli inizi del Novecento vengono introdotti su scala industriale i procedimenti fotografici portando così l'avvicinamento di un pubblico assai più vasto, dall'amatore al collezionista non solo per i minori costi di produzione e di vendita ma anche per una migliore qualità dell'immagine e tecniche di sviluppo e impressione fotografica; quindi l'evoluzione della fotografia portò ad una inesorabile semplificazione dei metodi modificando il rapporto con le masse.
Negli anni 50 dell'Ottocento, fioriscono così i primi stabilimenti fotografici specializzati in immagini storico-artistiche, quindi la fotografia diviene strumento fondamentale di conoscenza e comunicazione visiva, portando ad un abbandono graduale dell'incisione.





Alcune riviste che usavano la riproduzione fototipografica
•La Reveu de l'Art (1897)
•The Coinnosseur (1901)
•The Burlington Magazine (1903)
•The Studio (1893)




In Italia questa divulgazione viene padroneggiata da tre aziende monumentali Alinari, Brogi e Andreson.




•Alinari
I Fratelli Leopoldo, Giuseppe e Romualdo Alinari, attivano la loro attività nel 1852 a Firenze partendo a livello territoriale spostandosi poi in tutta Italia tra le maggiori città d'arte e i musei.


Noti per la loro duttilità, gli Alinari si occuparono di fotografia per l'Architettura, Scultura, Pittura, Urbanistica e Ritrattistica portando sempre alla luce la loro linea stilistica di base: pulizia e rigore formale dal punto di vista compositivo e chiaroscurale caratterizzata da una presenza umana poco invadente.
La loro chiave di volta fu il metodo di archiviazione, racchiuso nei cataloghi che venivano stampati annualmente: il le opere fotografate venivano suddivise per genere, tematica, regione, città e per autore. La particolarità riscontrata era che ogni foto veniva contrassegnata da un numero univoco, tecnica usata ancora oggi, che rendeva molto più semplice l'ordine da parte del cliente.









•Brogi

Anche Giacomo Brogi e poi successivamente il figlio Carlo vissero di fotografia.
Inizialmente specializzati nella ritrattistica, la ditta Brogi si spostò verso la realizzazione di un repertorio paesaggistico-archittettonico e fotografia di opere d'arte tenendo una linea molto simile a quella dei concorrenti Alinari utilizzando anche lo stesso tipo di nomenclatura univoca per i loro cataloghi intraprendendo il loro cammino dalla Firenze di fine 800 per poi spostarsi verso le capitali dell'Arte italiana.










•Andreson




James Anderson nasce a Biencam in Inghlterra nel 1813, si sposta nel 1838 a Roma dove inizia la sua carriera come fotografo professionista dopo un passato immerso nella pittura, in particolar modo nell'acquerello.






La sua fotografia prende strade molto simili ai sopracitati Alinari e Brogi con particolare riguardo verso la fotografia d'Arte, non tralasciando però la ritrattistica.







Piccole e intuibili, ma significativissime, differenze rispetto alle fotografie delle due monumentali aziende fiorentine si possono notare nei tagli quasi pioneristici della composizione (tagli di 3/4 soprattutto nella ritrattistica), l'isolamento dell'opera scultorea, se pure un po' primitivo e rudimentale, funzionale a focalizzare il contenuto della composizione fotografica senza snaturarlo troppo da eventuali altri elementi di interferenza nel campo visivo.



Successivamente alla fine della Seconda Guerra Mondiale la fotografia acquista la sua identità, cioè non solo il mezzo più idoneo per documentare la realtà o la riproduzione di essa, ma soprattutto uno strumento di interpretazione critica.

Nonostante la critica fosse propensa alla visione diretta dell'opera d'arte come afferma Julius von Schlosser 'traduzioni, su copie e copie di copie', lo storico e critico italiano Roberto Longhi impiegò metodicamente la fotografia come mezzo per l'analisi critica delle opere d'arte.

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