Robert Doisneau
Nasce in Francia nel 1912, inizia la sua carriera artistica come litografo e scultore e solo successivamente arriva alla fotografia incentrandosi sullo studio della tecnica fotografica.
E' ricordato come reporter per l'agenzia RAPHO e come fotografo industriale ufficiale per l'azienda Renault.
La sua particolarità è quella di rubare i momenti che immortala in maniera istantanea dalla movimentata vita della periferia parigina, in certi casi dando una rappresentazione umoristica dei personaggi dei suoi scatti, personaggi sempre quasi sempre in movimento.
Robert Mapplethrope
Ha fatto moltissimi ritratti in studio, still life (soprattutto di fiori e piante), fotografa in bianco e nero ed ha una estrema cura dell'inquadratura e dell'uso della luce.
Nasce nel Queens nel 1946 , a soli 16 viene sorpreso mentre tenta di rubare da un negozio di Times Square un giornaletto pornografico gay.
“ pensavo che se avessi potuto in qualche modo renderli arte, se avessi potuto mantenere quella sensazione, avrei creato qualcosa di unicamente mio”.
“ pensavo che se avessi potuto in qualche modo renderli arte, se avessi potuto mantenere quella sensazione, avrei creato qualcosa di unicamente mio”.
Inizia a fotografare con una Polaroid ma è con l’uso dell’Hasselblad (l'unica che supporta il negativo quadrangolare 6x6) che può finalmente mettere in pratico il tecnicismo che lo ha reso celebre.
E' realizzata in studio la maggioranza dei suoi scatti passando da temi più comuni fino a ritratti di celebrità tra cui Andy Warhol, Deborah Harry, Patti Smith e Amanda Lear, soggetti sadomaso e studi di nudo soprattutto maschili con qualche eccezione di nudi femminili.
Sebastiao Salgado
Nato nel 1944 in Brasile, attualmente vive a Parigi; considerato uno dei più grandi fotografi con una vastissima produzione di reportage e ritratti.
Si avvicina all’Agenzia Sygma, poi Gamma per approdare infine alla Magnum occupandosi soprattutto di reportage di carattere socio-umanitario.
Utilizza principalmente la Leica per la sua versatilità d’uso, soprattutto per il reportage, la qualità delle ottiche e robustezza della macchina.
“ Diversamente dal cinema e dalla televisione , la fotografia ha il potere di produrre immagini che non sono dei piani continui ma dei ritagli di piani: frazioni di secondo che raccontano delle storie complete”dice il fotografo Brasiliano naturalizzato Parigino.
Troviamo molte scene di vita soprattutto per quanto riguarda il suo viaggio in Africa, ma in generale dei suoi viaggi.
Il suo scatto più famoso è lo scatto che ritrae la ragazza afgana, definita come la fotografia più riconoscibile nella storia della celeberrima rivista National Geographic.
• Terry O’Neill
I suoi legami con il mondo Hollywood hanno contribuito all’immenso successo di O’neill a livello internazionale.
Ha fotografato i Beatles, Rolling Stones, varie star di Hollywood, fino ad arrivare ad essere nominato fotografo ufficiale della famiglia di Buckinghman Palace.
Nei suoi scatti emerge chiaramente come la complicità che il fotografo stabilisce con i soggetti rendendoli spontanei e naturali, metta in luce un riflesso veritiero della natura di questi ultimi.
• Steve Mccurry
Fotografo e fotoreporter americano datato 1950, studia fotografia e cinema alla Penn State University laureandosi infine nel 1974 in teatro.
Realizza per due anni reportage in India per poi continuare a documentare conflitti internazionali tra cui le guerre in Iran e Iraq, Beirut, Filippine, Afghanistan e la Guerra del Golfo, fotografando i volti dei civili devastati dalla guerra.
Nella resa fotografica si contraddistingue per l'uso del colore pieno quasi 'ipersaturato', dai forti toni e da schemi cromatici particolarmente complessi con cui preme per enfatizzare la staticità e la forte carica espressiva dei suoi soggetti.
Nella resa fotografica si contraddistingue per l'uso del colore pieno quasi 'ipersaturato', dai forti toni e da schemi cromatici particolarmente complessi con cui preme per enfatizzare la staticità e la forte carica espressiva dei suoi soggetti.
Il suo scatto più famoso è lo scatto che ritrae la ragazza afgana, definita come la fotografia più riconoscibile nella storia della celeberrima rivista National Geographic.
• Terry O’Neill
Nasce in Inghilterra nel 1938, la sua carriera di fotografo all’età di 22 anni e cominciò presto a collaborare come freelance con le riviste Vogue, Paris Match e Rolling Stone.
Tutt'ora lavora a Londra dove continua con i suoi ritratti a famosi artisti musicali e dello spettacolo.
Tutt'ora lavora a Londra dove continua con i suoi ritratti a famosi artisti musicali e dello spettacolo.
I suoi legami con il mondo Hollywood hanno contribuito all’immenso successo di O’neill a livello internazionale.
Ha fotografato i Beatles, Rolling Stones, varie star di Hollywood, fino ad arrivare ad essere nominato fotografo ufficiale della famiglia di Buckinghman Palace.
Nei suoi scatti emerge chiaramente come la complicità che il fotografo stabilisce con i soggetti rendendoli spontanei e naturali, metta in luce un riflesso veritiero della natura di questi ultimi.
In ogni opera d’arte si esprime una forma originale creata dalla fantasia di un autore determinata dalla sua sensibilità, dal riflesso della cultura e della società a lui contemporanea, piuttosto che da i materiali con cui l'opera stessa comunica ed è elaborata; in effetti l'opera d'arte lancia un messaggio che supera il tempo e il luogo in cui è stata creata, per diventare un simbolo o una delle icone della storia poiché l'arte è da sempre stata soprattutto comunicazione: la fantasia degli artisti si scatena nel realizzare immagini che hanno quasi sempre un significato simbolico ed un valore sociale da dover comunicare.
Nel caso della Fotografia, si può quindi giungere alla conclusione logica che ogni singola fotografia è un qualcosa di unico.
Dobbiamo partire però col presupposto che la fotografia non riprodurrà mai un oggetto per come è, quale essenza oggettiva di alcunché.
Dobbiamo partire però col presupposto che la fotografia non riprodurrà mai un oggetto per come è, quale essenza oggettiva di alcunché.
"Una tal cosa non esiste" cit. Berenson.
"Innumerevoli fotografie scattate nelle medesime condizioni ottiche non daranno mai risultati assolutamente identici" cit. Schwarz.
Una riproduzione infatti non può essere mai qualcosa di amorfo, dietro c’è sempre una scelta formale e comunicativa; secondo U. Mulas il fotografo è di fatto prima che un esecutore, un critico: "è cosi che lui si definisce il cui compito però non è quello di giudicare bensì di darci una chiave di lettura di un’opera".
Fino all’avvento del digitale la fotografia è sempre stata avvolta da un’aura di verità infatti se un evento è riprodotto fotograficamente allora è reale, come se la fotografia fosse realmente, come amavano definirla i pittori all’epoca della sua invenzione per denigrare questa nuova forma espressiva, " quell’arte automatica ".
Di fatto le differenze tra le varie tipologie di arti sono del tutto insignificanti poiché ogni artista, indipendentemente dal mestiere a lui più affine, dà al fruitore la possibilità di osservare l'immagine prodotta attraverso il suo occhio, il cosiddetto occhio dell'artista.
Negativo Chimico e Negativo Digitale: il Raw
La Pellicola e il Sensore
Negativo Chimico e Negativo Digitale: il Raw
Negativo fotografico chimico
Gli elementi fondamentali che caratterizzano il negativo fotografico chimico sono essenzialmente quattro :
• il negativo è un punto di passaggio per poter fruire delle immagini con esso riprese e questo comporta un passo ulteriore: la stampa.
• Se conservato correttamente il negativo costituisce anche la prova inconfutabile della paternità dell’opera.
• Da un negativo è possibile ottenere infinite stampe, anche profondamente diverse l’una dall’altra.
• Nel negativo sono comprese molte più informazioni di quante possano essere rappresentate su un qualsiasi metodo di stampa ed è per questo che è possibile ottenere diverse interpretazioni dello stesso negativo.
Negativo digitale
Attraverso il formato grezzo RAW in realtà abbiamo uno strumento con le stesse potenzialità di un negativo chimico.Con il termine Raw, grezzo dall’inglese, si definisce il formato di ripresa digitale costituito dai dati scaricati direttamente da un sensore, prima che il software interno alla fotocamera intervenga con tutta una serie di regolazioni.
Considerato il fatto che il formato Raw, analogamente alla pellicola negativa , è un formato transitorio, di passaggio, da questo infatti si potranno ottenere dei formati come Jpeg o Tiff, ma MAI si potrà creare un Raw da un qualsiasi altro tipo di formato, per cui gli scatti in Raw costituiscono una prova inconfutabile della paternità della foto.
Un altro punto a favore dell’utilizzo di questo formato è costituito dal fatto che i software utilizzabili per la conversione sono in continuo sviluppo e ad ogni versione vengono aggiunte caratteristiche e potenzialità nuove.
Il formato grezzo Raw rispetto al negativo chimico ha il grande vantaggio che di essere duplicato senza alcuna perdita d’informazione in modo da avere un’ulteriore garanzia sulla conservazione dell’archivio fotografico.
L’impiego del formato Raw in ripresa consente la regolazione di tutti i parametri dopo la ripresa senza costituire compromessi qualitativi quindi posso correggere senza perdere qualità.
Conservazione e archiviazione
Le immagini digitali sono un insieme di numeri binari che richiedono l’uso di un computer, o comunque di uno strumento di lettura digitale del supporto per essere tradotti in immagine visibile e fruibile.
La Pellicola e il Sensore
La fotocamera analogica “scrive” con la luce su un supporto chiamato pellicola, rispettando il percorso tra obiettivo, diaframma ed otturatore che determina il tempo di esposizione.
Lo stesso avviene con una fotocamera digitale dove, al posto della pellicola collocata sul piano focale, trova posto un sensore in grado di convertire i fotoni in segnali elettrici.
L’immagine fotochimica è caratterizzata dalla qualità specifica del supporto su cui viene memorizzata, differenziato su ogni emulsione in sensibilità, contrasto, rendimento cromatico e nitidezza.
In pellicola è in pratica impossibile raggiungere l’indistruttibilità assoluta delle informazioni contenute, che con il tempo andranno perdute o comunque sensibilmente deteriorate.
La pellicola mantiene dunque caratteristiche specifiche con l’indubbia possibilità di creare immagini anche senza energia elettrica.
Nessun commento:
Posta un commento