domenica 21 febbraio 2016

teoria e metodo dei mass media


Accademia di belle arti Alma Artis Academy Pisa.
Lezione di Teoria e metodo dei mass media , prof. Elena Marcheschi 


 Iniziano la lezione parlando di Stan Brakhage e con la visione di un suo film
Qui in basso " Mothlight" di Stan Brakhage del 1963 .

È stato una sorta di artigiano del colore, delle immagini astratte e ha lavorato più alla realizzazione di un cinema astratto, sperimentale, usando la pellicola dipinta o graffiata.

 Successivamente, distaccandoci dalle avanguardie abbiamo introdotto la " televisione ".
La televisione si sviluppa diciamo in un periodo compreso tra il 45' e il 55' sia in America che in Europa.
La televisione riuscì a portare una sorta di quotidianità e di attualità nelle case.

 
Quindi venne introdotta l’immagine elettronica. L’immagine elettronica è una composizione di pixel che vengono trasformati in impulsi luminosi. E i nuovi apparecchi fanno si che questi punti sullo schermo creino  una immagine.
Altra caratteristica della televisione molto importante fu quella della diretta, ovvero la possibilità di mandare in onda un programma, un notiziario in tempo reale.
Durante la metà degli anni 60, l'uso del video non si riconduce ad una corrente precisa.
Ma nel momento in cui le telecamere  vengono immesse nei mercati, esse vengono viste come dei possibili mezzi per dare vita a dei territori di ricerca artistica nuovi; ma c'è comunque da tener conto che gli anni 60 furono da un punto di vista ,storico-politico, un momento molto particolare.
Ma con l'avvento della tv di questi nuovi media, Marshall Mc Luhan formula la teoria del villaggio globale, secondo la quale i media avevano favorito una sorta di implosione delle culture.
Mc Luhan aveva fatto una divisione tra mezzi freddi e mezzi caldi, e secondo lui la televisione era un mezzo freddo; il  mezzo freddo è un mezzo indefinito ed è un mezzo che per essere attivato.
Invece negli anni 80' Joshua Meyrowitz rivede il concetto di Luhan secondo una visione ottimistica, perché sostiene che i media avevano concesso di superare le barriere che in passato dividevano le diversi componenti della vita sociale.

Tenendo conto dell'uso del video abbiamo evidenziato alcune definizioni, come ad esempio quella di Anna Maria Duguet : "Il video sta a cavallo di tutte le frontiere, coinvolto negli spettacoli multimediali, in performance, nelle installazioni, è sempre stato ibrido, impuro , sospetto e se il video si ibrida facilmente con gli altri media, esso si nutre di tutti compresa la televisione. Brigante di tutte le strade, ricicla, rielabora, veicola, si appropria di tutto.”  
oppure quella di Raymond Bellour : " l’arte del video  prima di tutto un’arte di passaggi; è un’arte ontologicamente a-specifica, basata su un metissage  genetico ".

Abbiamo citato anche Wolf Vostell che è considerato uno dei primi pionieri della video arte e delle video installazioni. Ha fatto parte del movimento fluxus.
Per lui ogni oggetto quotidiano che viene distrutto è un’opera d’arte, perché incorpora il dramma della sua distruzione.




 

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